Ultramar by Aldo Andrea Cassi

Ultramar by Aldo Andrea Cassi

autore:Aldo Andrea Cassi
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia e Società
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2019-03-20T16:00:00+00:00


III. Gli Indios

Nel 1517 il Padre Bartolomé de las Casas ebbe molta compassione degl’indios che si estenuavano nei laboriosi inferni delle miniere d’oro antillesi e propose all’imperatore Carlo V l’importazione dei negri, che si estenuassero nei laboriosi inferni delle miniere d’oro antillesi. A questa curiosa variazione di un filantropo dobbiamo infiniti fatti [...].

J.L. Borges, Storia universale dell’infamia

1. «Non sono forse uomini?»

Nella cronologia della scoperta, dopo il gran Mar Océano e le nuove terre, fu l’indio la realtà naturale con la quale gli spagnoli dovettero fare i conti; e furono conti che non tornavano. L’indigeno del Nuovo Mondo costituì un rompicapo, un rebus al contempo ontologico e giuridico, alla cui soluzione operarono i cuori più appassionati e le menti più fini della cultura spagnola.

Ditemi: per quale diritto o per quale giustizia imponete agli indios questa crudele ed orribile schiavitù? In base a quale autorità avete mosso un’odiosa guerra contro questo popolo? [...] Questi non sono forse uomini? Non hanno anch’essi un’anima razionale?

Questi interrogativi, formulati nel sermone pronunciato dal frate Antonio de Montesinos ai coloni dell’isola di Española nella terza domenica di avvento del 1511, risuonarono dal Nuovo al Vecchio Mondo con crudezza e acredine assai lontane dallo stile algido delle dispute teologiche e giuridiche consuete nelle università europee; amplificati dalla polemistica coeva, ebbero l’effetto di scuotere le coscienze del Vecchio Continente e in primo luogo, naturalmente, quelle spagnole. L’invettiva di Montesinos costituì la prima scossa alla buena conciencia spagnola, la cui onda d’urto arrivò fino alla corte di Castiglia. Si usa infatti far risalire a quell’infuocata predica l’inizio del dibattito sulla legittimità della Conquista. Le due interrogazioni retoriche che Montesinos rivolse alla prima generazione di conquistadores (Éstos no son hombres? No tienen almas racionales?) segnarono il destino della rappresentazione antropologica, e quindi giuridica, degli indios assai più di quanto il frate immaginasse.

Nonostante l’intento apologetico, esse lo segnarono in peius. Umanità e razionalità, ovviamente nell’accezione che ne avevano gli europei all’inizio del XVI secolo, divennero le due categorie alle quali, da quel momento in poi, si sarebbero raffrontati gli indios, e dalle quali essi restarono spesso esclusi.

Assai difficile, infatti, era ammettere l’esistenza di un’umanità posta al di fuori dei confini geografici dell’evangelizzazione. La Bibbia (nell’interpretazione che si dava al Salmo 19) assicurava che la Sacra Parola si era diffusa «per tutta la terra [...] ed ai confini del mondo», raggiungendo tutti gli uomini. Infatti era anche scritto che questi abitavano tutte le terre emerse: dai discendenti di Noè «fu ripopolata tutta la Terra» (Genesi, 9, 19). Nelle Nuove Terre non potevano essere arrivati né l’una né gli altri. Non poteva esservi un’Umanità. Eppure essa era lì, a guardare gli europei con il medesimo stupore.

Fu per risolvere un’impasse di tale gravità che si arrivò a formulare teorie teologico-geografiche capaci di conciliare il racconto biblico del Diluvio e del Salmo 19 con l’esistenza di uomini fuori dal mondo (extra orbem). Come quella sostenuta nel 1513 dal teologo Isidoro Isolani, e condivisa in seguito anche dai teologi della Controriforma, come Bozio e Bellarmino, secondo la



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